Due anni di silenzio sono la necessaria
misura del tempo, trattenimento, inciampo.
Le costruzioni non reggono più, hanno le
braccia stanche. Posate a lato, indisturbate.
Potrei passare ore ed ore al cinema, nelle
periferie dove si amano le città morte e si
trastullano le ore, passo per passo, e l’indolenza
dei minuti, estivi, inconsistenti sfinimenti
si scolora, come la mano al vetro, quando
il vapore d’acqua trae in inganno, come se infine
fosse inverno, e invece è solitudine in affanno.
(ZenZéro, Memoriale odierno)
Annunci
godibilmente quasibeffarda la piroetta in rima inganno/affanno, dopo i due anni di silenzio e la decostruzione del resto.
chissà, magari l’appannarsi del vetro è il necessario prezzo da pagare – pay the *bill* – per l’indolenza legata all’amo (le città morte)…